Alberto Zorzini

print this page
cover
cover
Utenti
Visitatori on-line
Data di realizzazione
2020
Tema
MOSTRA PERSONALE DI ALBERTO ZORZINI

Breve descrizione

BIOGRAFIA

Nasce a Udine nel’ 53, cresce artisticamente nell’ambito scolastico udinese.
È il Maestro Mario Baldan, di cui è allievo presso l’Istituto d’Arte di Udine, ad affinare i suoi primi strumenti artistici.
Al “Sello”, dove consegue la Maturità Artistica, suoi insegnanti sono anche Albino Lucatello e Federico Santini, a quest’ultimo deve il suo interesse per l’incisione. Svolge la sua attività nell’ambito della grafica pubblicitaria e dell’illustrazione.
Dal 1969 ad oggi ha partecipato a numerose collettive ed allestito diverse personali.

QUESTIONE DI MOVENZE.E DI AMBITI

Proviamo a chiarire. 1. Alberto Zorzini non è un graphic designer appassionato di pittura. 2.Alberto Zorzini non è un pittore che nel tempo libero lavora come graphic designer. Questo sarebbe riduttivo per lui e per chiunque. È invece e semplicemente un pittore e un graphic designer. La precisazione è importante. Infatti le differenze tra un mestiere e l’altro sono notevoli. Qualcuno potrebbe affermare che la diversità sta nel fatto che i grafici hanno un committente e i pittori no; non credetegli nemmeno un attimo. Tutta l’arte, o quasi, per millenni ha avuto i suoi committenti facilmente identificabili nello stato (regni, imperi o democrazie che fossero), nella chiesa, o meglio nelle chiese, e in buona parte anche nei benestanti di ogni epoca che volevano abbellire i loro dintorni. Quindi il conto non torna.
Credo che la differenza stia invece nell’uso dei codici. Infatti, per chi si occupa di comunicazione visiva (i grafici) è fondamentale usare dei codici espressivi facilmente comprensibili, quindi ben conosciuti, ai possibili destinatari del messaggio che stanno veicolando. Per un artista invece i limiti di tale necessità perlopiù non ci sono e possono contare sul fatto che non c’è (per nessuno) un tempo necessariamente definito per comprendere profondamente un’opera d’arte. Mi pare che ci siamo, si tratta di due discipline che hanno infiniti punti di contatto ma sono tra loro ben diverse. Alberto, molto semplicemente, le frequenta entrambe.
Ci sarebbe ora anche un’altra considerazione da fare, che sicuramente coinvolge anche Alberto stesso e la sua opera; riguarda il fatto che i grafici sono costantemente obbligati ad essere interpreti del loro tempo dato che i progetti di comunicazione visiva che producono sono destinati ai componenti di una società che vive intensamente la contemporaneità. Invece gli artisti possono spesso prendersi la libertà di vivere ed operare anche al di fuori del loro tempo, a volte anche lontani dagli ambiti poi destinati ad accogliere i loro lavori. Per fortuna, per tutto questo ci viene in aiuto nientemeno che Goethe in persona che da qualche parte ha da tempo chiarito la questione assicurandoci che <Per sfuggire al mondo non c’è niente di più sicuro dell’arte e niente è meglio dell’arte per tenersi in contatto con il mondo>. Non fa una grinza; ecco quindi il primo evidente legame che tiene insieme e distinte le due realtà di Alberto Zorzini. Pittura e graphic design possono coesistere.
Detto questo, assodato che non sono un critico d’arte ma anch’io un graphic designer come Alberto, non mi metto certo a provare a fantasticare e scrivere sulla sua pittura, ma due altre cose le so per certo. La prima riguarda un possibile collegamento tra le due discipline; si chiama illustrazione e il nostro l’ha praticata con successo e soddisfazione per molti anni. Potrebbe senz’altro essere quello il secondo link tra i suoi due mondi. La seconda riguarda l’atletica leggera e la sua pittura. Alberto è sempre stato un notevole atleta dalle movenze
armoniose ed energiche. Non difficile intravedere nella sua pittura la velocità e lo slancio elegante che gli riconoscevo sul campo di gioco, al tempo delle comuni frequentazioni sportive. Come mi viene in mente una cosa del genere? Mi è stato facile pensarlo dopo aver letto un bellissimo saggio sul rapporto tra il fraseggio della tromba di Miles Davis e la sua passione per il pugilato (Sugar Ray era il suo idolo). Scatti improvvisi, colpi brevi, altri a ripetizione, poi pause; stile che adottava anche nella sua nemmeno troppo occasionale, movimentata pittura. Il conto mi pare che stavolta torni: siamo quello che siamo.

Francesco Messina

PER VISITARE LA MOSTRA UTILIZZARE IL MENU' DI NAVIGAZIONE

GUARDA LA PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA, IL GIORNO 02/10/2020, ALLA LIBRERIA TARANTOLA DI UDINE.

Enti promotori

Associazione "artésello"

Contatti

LASCIA UN COMMENTO